martedì 6 aprile 2010

IL MITO DEL XX SECOLO



Gli estratti di Rosenberg,qui riprodotti, sono tradotti dal testo dell'edizione francese di Der Mythus des 20. Jahrhunderts (Le Mythe du XXe siècle, Parigi, Avalon, 1986, xv-689 pp.).
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Traduzione di Mauro Likar

Il Movimento Nazionalsocialista non sostiene alcun dogmatismo religioso, non lotta né per né contro una professione di fede; ma il fatto che si voglia contestare a degli uomini politici il diritto di esprimere una convinzione religiosa, contraria a quella di Roma, mostra a che punto sia giunta questa ultima nell'oppressione del settore intellettuale.

Si può, o meno, sviluppare un'azione nazionale in funzione del giudizio che uno ha del dogma romano? Una tale arroganza deve apparire nell'insieme assolutamente inaccettabile, in funzione delle leggi elementari della psicologia.

Un tentativo, senza alcun dubbio serio, per sbarazzare la personalità del Cristo da tutto il ciarpame non-cristiano aggiunto dal Siriano Paolo, da Agostino, e da altri, provoca una rabbia unanime nei dignitari della Chiesa Romana, che da lungo tempo profittano di questa deformazione della figura spirituale di Gesù Cristo; ciò non perchè si attenti a dei valori religiosi importanti, ma in quanto la loro potenza politica, conquistata con il terrore esercitato su milioni di esseri umani, viene minacciata da questo audace risveglio.

Ecco la situazione: la chiesa cattolica non ha mai avuto paura del darwinismo o del liberalismo, perchè essa non vede, in essi, che delle fantasie intellettuali prive di un vero potere politico costruttivo.

Ma la Rinascenza Nazionalista dei tedeschi, che con lo choc del 1914-1918 hanno visto piombare i vecchi complessi, faccia a faccia con i valori ancestrali, pare molto più pericolosa: per la potenza creativa che minaccia di rinascere.

La casta regnante dei preti ha fiutato da lungo tempo questo Risorgimento, ed ha stretto alleanza con la sub-umanità rossa, per evitare che ne sia rivitalizzata la nobiltà e la fierezza del popolo tedesco. Ciò non cambierà che con la vittoria del fronte tedesco. Allora Roma sceglierà di compiere, come alleata, ciò che non è stata capace di fare come nemica.

In Germania, la chiesa romana non può negare la sua piena responsabilità nell'opera di devastazione del popolo, compiuta dai suoi numerosi rappresentanti ecclesiastici pacifisti, dato che ha decretato, senza mezzi termini, l'interdizione della parola per quei preti cattolici che si esprimevano a favore della volontà nazionale tedesca.

La mia opera ha provocato una reazione violenta anche nei circoli protestanti. Numerosi articoli apparsi su giornali e periodici attestano che essa ha toccato delle corde sensibili nell'ambito del luteranesimo e della sua Riforma. Essi hanno semplicemente stigmatizzato il carattere eretico dei miei lavori, ed hanno quindi rigettato l'insieme delle mie tesi.

Nel corso di conversazioni con dei teologi eruditi, ho potuto sempre constatare che essi ammettevano che la storia dell'antichità, affrontata nella prospettiva della razza e dell'anima, si dimostrava esatta, e che, senza dubbio, il mio giudizio sullo spirito ugonotto era giusto.

Ma, allorquando io concludevo, in seguito, che gli ebrei avevano essi pure il loro carattere razziale ben definito, che la loro rappresentazione di Dio era determinata dal loro sangue, e che, per conseguenza, questa forma ebraica di vita e di spirito non ci riguardava per niente al mondo, allora, fra noi si levava un muro: il dogma dell'Antico Testamento biblico. Il popolo ebraico appariva come un'eccezione fra i popoli.

Molto presuntuosamente, il Dio cosmico doveva risultare del tutto identico alle dubbie rappresentazioni di questo Vecchio testamento!

Per essere precisi, il politeismo ebraico primitivo è stato scelto come modello del monoteismo, mentre la teologia luterana non ha assimilato la minima conoscenza profonda, delle vaste e originali concezioni del mondo, e delle rappresentazioni cosmiche della mitologia ariano-persiana.

Poi è venuta la venerazione di Paolo, vero peccato originale del protestantesimo, che Lagarde, già attaccato dall'insieme delle corporazioni di teologi della sua epoca, aveva combattuto.

I teologi protestanti, a dispetto della loro adesione alla filosofia della razza, riprendono anch'essi la sentenza arrogante della Chiesa Romana: la valorizzazione razziale dei popoli corrisponde ad una idolatria non cristiana dell'idea di popolo.

Ma questi signori evitano di vedere che la posizione d'eccezione che essi attribuiscono ai giudei non rappresenta nient'altro che una divinizzazione, di fatto, del popolo ebreo: una etnia parassita, che ci è sempre stata ostile.

Le chiese dovrebbero occuparsi della miseria delle popolazioni tedesche, e non delle loro missioni fra i negri: come se fosse là il loro dovere! Nel nome del culto della razza, essi dovrebbero rinnegare lo scopo umanitario delle missioni. Detta in altro modo, la razza e l'anima dei negri, o dei buoni ebrei, vale dunque di più che la Nazione alla quale essi hanno l'onore di appartenere.

Pare loro del tutto naturale, e trovano ottimo, non vedere che questa glorificazione del giudaismo ci ha direttamente gratificato, grazie alla liberazione dell'istinto genesiaco ebraico, con la degradazione della nostra cultura e della nostra politica; contro la quale la direzione attuale del protestantesimo, a causa della stessa idolatria per il giudaismo, si era già rivelata incapace di lottare e d'agire con successo.

È deprimente constatare che i rappresentanti della teologia protestante contemporanea sono talmente Antiluterani, che le concezioni che Lutero, comprensibilmente, accettava ancora passivamente, sono presentate come dogmi immutabili, ad vitam aeternam. La grande azione di Lutero riguardò, in primo luogo, la demolizione dell'idea esotica orientale dei preti, in secondo, la germanizzazione del cristianesimo. Ma il risveglio del genio tedesco ha portato, dopo Lutero, a Goethe, Kant, Schopenhauer, Nietzsche, Lagarde; oggi si va a grandi passi verso la sua piena espansione.

La giovane generazione non cerca che una cosa: ritrovare la grande personalità del fondatore del cristianesimo, nella sua semplice grandezza, senza gli apporti menzogneri con cui dei fanatici ebrei come Matteo, dei rabbini materialisti come Paolo, dei giuristi africani come Tertulliano, o come Agostino, che parla nel vuoto, ci hanno inutilmente appesantito.

Questa gioventù vuol comprendere il mondo e il cristianesimo nella loro essenza, concependoli sulla scala dei valori germanici. Questo è un loro diritto naturale, che oggi deve essere nuovamente difeso apertamente attraverso la lotta. Se l'ortodossia cristiana non è capace di comprendere tutto questo, essa non potrà cambiare il corso delle cose; tutt'al più lo rallenterà. Una grande epoca incontrerà allora, ancora una volta, una generazione di uomini deboli. Le radici dell'arte drammatica germanica, della sua architettura e della sua musica si espandono con più forza che non i racconti desolanti del miserabile popolo giudeo.

Un simbolismo profondamente popolare è riconoscibile in seno alla chiesa cattolica, e si riconnette alla veracità autenticamente luterana. Tutti questi elementi isolati, si unificano sotto la grande volta della "Weltanschauung" spirituale e razziale, per formare l'organismo ricco di nobiltà del sangue; proprio all'entità tedesca. I giovani pastori protestanti possono e devono andare oltre, perché questa educazione che paralizza i preti cattolici non pesi su di loro. Bisogna attendere che i tempi siano maturi, e allora essi si muteranno in ribelli germanici, si leveranno e riprenderanno l'opera di Roger Bacon, di Meister Eckhart, per la libertà dell'esistenza, seguendo l'esempio degli altri grandi martiri dell'Europa, che hanno vissuto, sofferto e combattuto prima di loro.

Il problema è dunque questo: lottare contro il caos spirituale, dare alle anime e agli spiriti una stessa direzione; mostrare le condizioni preliminari di una rinascita generale.

È questa volontà a costituire il valore del mio lavoro. Noi non neghiamo tutte le numerose influenze che modificano il comportamento: paesaggio, clima e tradizione politica; ma tutti questi fattori sono meno importanti del sangue e del carattere ad esso legato.

Bisogna lottare, per poter ristabilire questa gerarchia.
Ristabilire la purezza naturale del sangue nobile è, può darsi, il più grande dovere che un uomo possa darsi oggi; ma, allo stesso tempo, questa affermazione prova il triste stato del corpo e dello spirito, che rendono necessaria tale azione. La presente opera deve contribuire a questa grande azione di liberazione del XX° secolo, che si annuncia.

Deve scuotere tutti quelli che si svegliano, ma anche gli avversari: ecco lo scopo a cui miriamo. Io spero che la distinzione fra le vecchie potenze e questo spirito nuovo, che si infiltra in ogni settore, appaia via via sempre più chiara, fecondando e generando incessantemente qualcosa di fiammante, di fiero, legato al sangue; fino al giorno in cui troveremo compiuto il nostro desiderio di una vita segnata da valori germanici; fino all'istante che riunirà tutte le fonti frementi in un grande fiume: la Rinascenza Germanico-Nordica.

È un sogno, questo, degno d'essere propagato e vissuto. E questa esperienza e questa visione della vita sono, di per sé stesse, il riflesso di una eternità presentita: la nostra missione segnata di Mistero, su questa terra, nella quale per prima cosa siamo diventati ciò che siamo.

In un anno, essendo il libro uscito nell'ottobre 1930, è diventata indispensabile una terza edizione. Essa ha subìto importanti aggiunte per approfondire alcune delle questioni trattate, ma anche per precisare i punti che sono stati oggetto di polemiche.

Monaco, ottobre 1931

Alfred Rosenberg


Mauro Likar

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