venerdì 19 marzo 2010

SUL SINCRETISMO


SUL SINCRETISMO

Per Comprendere il genio dell'Attore, dalle molteplici sfumature psicologiche, si rende necessaria una riflessione che chiarisca, una volta per tutte, il carattere ellenico, filosofico, pagano e l'inclinazione libertina, cioè eminentemente sincretica ed Antidogmatica dell'Arte Teatrale. Il Sincretista, che fa dipendere ogni parvenza oggettiva dalla situazione prospettica soggettiva, da cui la si guarda, è, difatti, un individuo caratteristico di epoche ricche di spirito, e capaci di ampie vedute. Per il suo carattere “teatrale”, antisociale e pericolosamente ribelle, egli è stato spesso perseguitato come filosofo, o come “eretico”.

La parola “sincretismo”, che entra nell'uso comune con il Barocco tedesco, nasce dalle squallide beghe dei preti cristiani, contro chidimostri un'apertura mentale diversa, o maggiore della usata fin dall'inizio, in senso eminentemente dispregiativo. Curioso, cosmopolita non in senso mercantile ed ebraico, ma in modalità intellettuali ed erotiche ellenistiche, ed alessandrine, ampio ed anti provinciale, il sincretista è, per coloro che non lo sono affatto, un brutto ricordo della cultura Ario-Ellenica.

Filosofo, libertino edonista, o epicureo, pedagogo ed ardente amante pederastico, all'uso greco e persiano, egli è un Maestro di intima chiarezza, che porta il disordine nelle altrui confusioni interiori. Le sue sintesi unificanti, contrarie ad ogni dogma intellettuale o religioso, ad ogni dottrina settaria di seconda mano, fanno di lui, in Europa come altrove, il nemico d'elezione d'ogni ideologia monolitica, nonché di ogni religione monolatrica e pseudo monoteista.

È sempre lui che, sotto varie sembianze, gli Ebrei cristiani, fattisieuropei, temono, anatemizzano, perseguitano e bruciano sui lororoghi teologico-filosofici; od ecclesiali. Dal '600 tedesco, riemergono. Quindi, questi due caratteri umani diametralmente contrapposti: il “Sincretista”, per lo più ariano e pagano, e il suopersecutore: l'Integralista confessionale; per lo più ebreo o giudaico cristiano, perennemente attaccato alle proprie ortodossie, e alle distinzioni dottrinali settarie e dogmatiche.

Il Primo ha vaste e varie conoscenze, è sensibile al bello, ai corpi adolescenziali, alle aure, alle sfumature erotiche, alla conoscenza diretta, e non pretende di confinare le proprie certezze, o i propri dubbi, nel recinto limitante dei nominalismi filosofici o religiosi, o dei diktat dialettici in voga. Egli deve quindi procedere con grande cautela, per esistere nel plumbeo universo dei truci settari, perpetuamente in conflitto con sé stessi e con il mondo. Deve per prima cosa, celare il proprio radicale disprezzo per i loro spregevoli parapiglia, e per quelle grossolane teorie e contrapposizioni verbali, che essi impongono a sé e agli altri; spacciandole per delle verità divine rivelate.

Il suo nemico, viceversa, coltiva delle menzogne funzionali ai propri interessi: di monopolio del sacro e del politico, e predilige gli aut aut dottrinali. Non si stanca di reiterare vecchie formule d'uso, e ama, di conseguenza, le recite di un proprio Grandguignol teologale e morale, che imitano la terribilità furiosa del suo Unico Dio, e lo sdegno moraleggiante dei suoi molteplici Vicari.


Dato che deve anatemizzare qualcuno, per poter esistere e resistere, il monoteista scambia le parole per proiettili, e usa gli esseri umanicome armi da offesa o da lancio. Fissato alle proprie maniacali ossessioni, il seguace dogmatico delle monolatrie semite, non ama soffermarsi sulla coincidenza, e sulla complementarietà degli opposti, ed ha sempre una gran fretta di calcarsi, sul volto, quella maschera del rigore legale, che nasconde e rivela, la sua interiorità pavida e confusa: Un'identità egocentrica, che tende a tal punto a perdersi nelle periferie, da dover sopprimere ogni reale vita interiore, surrogandola con un'etica, una religione, e una morale del tutto ipocrite; fondate sulla pura esibizione di una condotta esteriore stereotipata.

Il dogmatico non ammette alternative alle proprie fissazioni ideologiche, né possibili altre opzioni alle proprie “Verità Rivelate”,e quindi si sclerotizza su termini sempre uguali, uccisi da una sordida puntigliosità alla lettera scritta; che è l'unica fedeltà tradizionale che egli sia ancora in grado di concepire. Per far ciò, l'ortodosso, a qualunque ideologia o religione appartenga, deve armarsi di una parzialità ottusa, di una dialettica limitante, e di una stupidità sempre aggressiva; senza le quali, si sentirebbe e sarebbe realmente perduto. Per l'Ebreo, il Giudeo Cristiano, e l'Islamico, il sincretismo di matrice ellenistica ed alessandrina, è una intollerabile minaccia alla menzogna strutturale dei suoi dogmi.

Gli orizzonti sconfinati di quel mondo alieno, gli sembrano, in fede sua, la distesa caotica e sulfurea di quell'abisso infernale e pandemonico che egli stesso ha immaginato. Il Regno di Satana, il Paganesimo, è, per la “Gente del Libro”, il calderone ermetico egizio-greco, che comprende, contiene, e concilia, tutti i culti e tutte le civiltà; escludendo solo quel pruriginoso baluardo di irriducibili puritani ebrei, cristiani, o islamici, di cui egli si picca di fare parte: un grumo di popoli eletti, che negano e avversano ogni altra esistenza, che non sia squallida quanto la loro. Il sincretismo gnostico, Artistico, libertino, o scientifico che sia, livella le Religioni e azzera le Filosofie, affermando che le distinzioni d'uso, fra sistemi e opinioni, dipendono solo dai singoli punti di vista: da stati patologici ed individuali di presbiopia, di miopia, o di cecità intellettuale.

Per ogni entità, difatti, esiste un'angolazione visuale in cui essa cessa di essere distinguibile, da ciò che la circonda e delimita, e, come la visione prospettica è possibile solo grazie alla distanza interposta, al distacco, e alla consapevolezza che l'occhio non è la visione; così, per il sincretista, risulta ovvio che la parola non è la cosa che essa designa, e che pecca di ingenuità, o di malafede, chi crede che verità e linguaggio coincidano, o che esista un rapporto fisso ed univoco, fra le parole e ciò che esse indicano. Per lui è un ottenebrato avvolto nei veli della stupidità, chi supponeche significanti e significati non possano mai essere sovrapponibili o intercambiabili.

Il sincretista osserva, attorno a sé, lo spettacolo tragicomico dei nominalismi discorsivi altrui, che attraverso il gioco delle pseudo opposizioni verbali indicano, comunque, un'unica cosa, e, accettata l'insufficiente ampiezza di ogni significato relativo, rispetto a ciò che si vuole indicare, giunge, inevitabilmente, a diffidare del Linguaggio in sé; del pensiero discorsivo, e, specialmente, della Parola Scritta, che fossilizza ineluttabilmente ogni segno simbolico vivo, ed ogni senso pulsante, deformandoli, per sempre, nella fissità larvale di una morta lettera alfabetica, o sacrale. Per costui, la scrittura è totalmente inutile alla comunicazione reale delle idee, e la sola trasmissione davvero efficace, può avvenire, semmai, solo tramite il gioco tonale dell'espressione orale: l'unica che renda transapparente, e quindi trasparente, la coloritura emotiva e l' intenzione di chi parla e comunica.

Il Sincretista, che spesso è un anche un Attore, afferma che ogni vera informazione è agli antipodi della compilazione di norme, o di precetti imperativi, e che un'idea non si può introdurre negli altri, dall'esterno, se non facendola vibrare intimamente e germogliare, prima, nel proprio interno. Per fare che sbocci e attecchisca anche in altri, occorre agire come un giardiniere: preparando il terreno, concimando, curando i germogli, proteggendo gli steli, e nutrendo con ogni cura le radici. Fra gli strumenti della coltivazione delle idee, servono certo anche i discorsi, a patto, però, che mutino di continuo prospettiva, diversificandosi in significati nomadi, via via corrispondenti, alle domande che colui che viene coltivato propone.

I migliori discorsi, sono quelli che sanno re-suscitare l'accordo in coloro che, possedendo già sensibilità ed apertura di cuore, sono effettivamente propensi al sapere. Nulla ha quindi un significato univoco; e chi si adatta a professare e ad imporre idee non sue, o tesi prestabilite, firma, ed impone ad altri di avallare, delle cambiali in bianco. Ogni giuramento, è di per sé una menzogna, dato che impegna su delle banali parole; come se queste fossero ciò che non sono e non saranno mai: le cose reali.

I Testi scritti, affermano i sincretisti, servono al massimo come promemoria, a chi già conosca, per diretta esperienza di vita, il senso interiore di quelle scritture, I veri significati, non si conservano e non si trasmettono nei libri, ma unicamente nelle “Scuole di Vita” dei Teatri, dell'Erotismo, dell'Arte, della Filosofia, che offrono esperienze dirette e di prima mano.

Ogni significante ideologico è, quindi, una cosa grottesca, falsa e buffa; uno scherzo dialettico saturo di ironia, e non vi è mai stata, némai vi potrà essere, una “Evoluzione” che proceda dal basso all'alto; perché Alto e Basso coincidono sempre. Ciò che agli stolti integralisti della Scolastica, sembra un processo di espansione intellettuale graduale, è, in realtà, solo un continuo variare delle diverse filosofie; sperimentate ed attuate, di volta in volta, dal solo vero filosofo possibile: quello empirico. Per l'Artista gnostico o libertino, della sintesi sincretica, come per l'Attore, tutte le formulazioni sono possibili ed augurabili. Si può essere ed animare, di volta in volta, nel ciclo delle continue trasmutazioni, ciò che si vuole; ed essere ogni possibile cosa.

Nelle diverse focalizzazioni e rilevanze, nell'enfasi data ad ogni simbolo, ad ogni idea, ad ogni carattere, le differenze marginali scompaiono, quando si sappia e voglia scorgere, al di là dei significanti molteplici, e delle maschere sensuali e sensibili, un unico significato reale. Così, si possono amalgamare e confondere tutte le filosofie, le teologie, le religioni e i culti; perché il sincretismo non è, come vorrebbero i suoi deliranti detrattori, un disordine o una sfaldatura psichica; che alieni i concetti e porti al caos. Esso è, invece, il superamento di ogni concettualismo fissatosi in dogmi: una visione resasi ferma e chiara, capace di far balenare, nell'essere, la luce e il significato vivente; presenti in ogni diversa Filosofia di vita.

È illuso o disonesto, chi crede di poter conformare ogni cosa ad un solo nome, fosse pure quello altisonante di un Dio, ed è utile ricordare, sempre, che ogni identità è evanescente; anche quando la si cristallizzi e limiti artificiosamente, con parole rituali e concetti; pensandola e definendola come un'Entità stabile e distinta. Il Linguaggio e i Nomi, sono sempre un puntello ingannevole; una stampella per gli ignoranti, che non vogliono, o non sanno vedere, come i significati nascano, sempre, da un caos privo di denominazioni. Essi provengono da un tutto metamorfico, panico, indeterminato ed oscuro: da quello spazio assoluto e vuoto, che non è affatto il Nulla, ma il luogo d'origine di tutti i diversi significanti simbolici.

A questo Zero irrazionale, ci avvicinano solo l'Estasi orgasmica, la prassi shamanica od erotica, la Trance teatrale, l'azione espressiva ed artistica, e tutte quelle mutevoli “dimenticanze” del corpo e della mente, che ci proiettano, pienamente emersi e coscienti, nello spazio di uno Stato nascente; ovvero, dentro l'abisso azzerante ed ammutolente dello spasmo orgasmico: in un silenzio libero da ogni parola, e, finalmente, aperto ad ogni possibile comprensione del significato. Per chi opera questa estrema “sintesi”, che i detrattori anatemizzano come sincretismo, non esistono Entità o nomi fissi; esistono solo Campi energetici, dai quali ci siamo abituati a ricavare un Io strumentale e contingente, che ,osservando gli oggetti reali, li ricompone in cose cristallizzate e falsificate; alienate alla nostrareale comprensione, proprio dai nomi astratti che noi sovrapponiamo loro.

Il sincretista è l'illuminato che, pur percependo il campo esistente come una caos energetico, a cui non si possono imporre le categorie contrapposte, di soggetto ed oggetto, non vi si perde. Ogni definizione statica o tradizionale, della visione diretta, è, per lui un sopruso inaccettabile che falsifica la realtà. La vera conoscenza è il coincidere sincronico, ed estatico, con l'intero campo dell'esistenza.

Solo quando non si è più qualcuno, si può essere ognuno,
e si può sentire, conoscere e riconoscere. Allora, al dire che irretisce e limita le cose, subentra un silenzio sensibile, entro cui si convive con la vera natura primordiale delle esistenze; libera da definizioni limitanti, e finalmente priva d’ogni misero puntello concettuale.

Mauro Likar

ETHOS ARIANO


ETHOS ARIANO

Onorare il carattere fondante dell'Ethos Ariano ed indoeuropeo, ovvero il bisogno ineludibile di schiettezza e d’indipendenza di giudizio e pensiero, è il solo modo di muoversi liberamente nel mondo, e significa esprimersi liberamente, scegliere di parlare senza mezzi termini, scansando gli incantesimi della suggestione e della persuasione, codificatesi come “verità di regime”, o la falsità di un silenzio di tornaconto, che rivela l'apatia morale dei codardi.

La voce di un individuo gli appartiene, e nessun potere terrestre od alieno ha il diritto di negarla, spezzarla, o tacitarla. Tuttavia molte epoche nella storia lineare dell'umanità giudeo cristiana, sono state contrassegnate da aspre lotte per la libertà d’opinione, di pensiero, e di parola. Questa nostra “età di censure democratiche” è proprio una di quelle, e la battaglia di chi vuole imporsi e dominare i corpi e le menti degli uomini, scippando all’individuo il proprio potere di pensare e parlare liberamente, è in pieno svolgimento.

La “Revisione” oggi s’impone, democraticamente, per ridurre i possibili dissenzienti al silenzio, e per costringere i conformi, assai poco senziernti, a sottoporre al vaglio di un’attenta censura altrui, tutte le idee che si vorrebbero o potrebbero diffondere. Simili restrizioni, rivelano sempre una basilare debolezza d’argomenti reali, da parte di chi le attua, ma la cosa sembra non turbare troppo i non pensanti, definiti quasi per burla e spregio: “ben pensanti”.

Ad Occidente,viviamo ed operiamo, ci piaccia o meno, all’ombra terroristica di Stati Totalitari travestiti da Democrazie Liberali, dove la libertà di parola e pensiero, è garantita per legge, ma solo finché non la si esercita.

In un Mondo dominato dal Danaro, dalle armi, e dalla Paura, la verità è un’ospite indesiderata, e le “mezze verità” che come rottami dopo un nubifragio intasano le spiagge della mente, sono menzogne evasive, opportunistiche, dette e fatte circolare con lo scopo di occultare ed eludere i fatti. Perché la verità non è indifferenziata o manipolabile, ed i fatti sono e restano ciò che sono. Si può mentire su di essi, travisarli, nasconderli, ma essi restano pur sempre disponibili alla scoperta: i fatti sono un rasoio che lacera i veli di menzogna, per spessi ed antichi che essi siano.

La storia dell'Olocausto o Shoah, ad esemio, è ormai la Nuova Storia Sacra degli Ebrei, religiosi o laici che siano. Questo è il motivo per cui non si può contestarla e si viene puniti nel farlo: è sacra. Non vi possono lapidare fisicamente, se lo fate, ma non si mancherà di farvela pagare in qualche altro modo; i mezzi non mancano ed i gruppi di pressione ebraica sono attivissimi e sempre all’erta.

Non c’è quindi spazio per i dubbi storici, o per le discussioni dottrinali, ma solo per la certezza della “vera fede”, e per la soddisfazione pecuniaria che essa offre al vero credente. Conta meno di nulla che l’accusa mostruosa portata contro l’intero popolo tedesco: di avere sterminato gli ebrei nelle camere a gas, non sia mai stata provata, ma solo asserita giudizialmente a Norimberga, sulla base di "testimoni oculari" che in seguito sono stati sbugiardati come pazzi, o come impostori prezzolati.

Questo, si pretende che non lo si dica, e che voi non lo sappiate né lo diciate. È un tabù inderogabile,questo “silenzio iniuziatico” legato al Totem tribale dell’Olocausto. La verità dei fatti, rendetevene bene conto, non ha nessun ruolo centrale nell’universo dei tabù post freudiani, e non serve da scudo o da scusa a nessuno che l’abbia detta apertamente. I fatti lo dimostrano. Dire la verità porta con sé amare conseguenze legali e sociali, e la sincerità, per lodata che sia, non ha mai partita vinta sul divieto implicito d’essere veramente onesti.

In queste condizioni di “disonestù storica” resa obbligatoria per legge, la pretesa di obbiettività degli storici sterminazionisti è davvero un miraggio accertato, immutabile nella sua scientificità di evento palesemente inverosimile. La Storia che ci hanno raccontato per settant’anni è un copione Hollywoodiano d’anteguerra, reso teologicamente perfettibile grazie a nuove e continue falsificazioni e correzioni, che trasmutano i fatti filtrandoli attraverso un setaccio emozionale che esige la perdita della ragione e l’acquisizione della “Verra Fede”: nella avvenuto Sterminio, per l’appunto.

La documentazione storica, se permettete, è tutt’altra cosa. Se, come accade, la ricerca storica viene sottoposta a dei pesanti condizionamenti preventivi, legati a dei chiari postulati ideologici, a degli opportunismi politici o finanziari, il risultato non può essere che un Nuovo Catechismo Ebraico.
Oggi, in nome del “Politicamente Corretto” e del comunemente accettato, s’interdice l’accesso ad interi settori di ricerca storica, nel timore che, indagando qualcuno rimuova la glassa hollywoodiana sopvrapposta a delle menzogne ormai putrefatte, ed emergano delle prove starvolgenti, in netto contrasto con la “Storia Ufficiale della Seconda Guerrra Mondiale”, e capaci di spezzare i paradigmi stabiliti dal Vae Victis di Norimberga.

Ancora una volta, la Nuova Superstizione “Religiosa” ebraica, che ribadisce il concetto di Popolo Eletto e Martire, unico interprete del proprio Dio, si oppone decisamente e con ogni mezzo in suo potere, ad una “Gnosi” non erbraica e liberatoria, che la annichilerebbe dalle fondamenta.

La guerra in corso tra la storia ufficiale, fossilizzata, sacralizzata e la ricerca critica, scientifica, non settaria, s'inscrive nell’ambito d’una lotta millenaria fra Ebraismo e Non Ebraismo, fra il Falso Dio Tribale di una sola razza, ed i Veri Dei, o Energie viventi, di tutte le altre razze.

Il Progetto Olo-caustico ebraico, è ciò che il nome stesso rivela: un voler Ardere ed Incenerire tutto, un Bruciare ed estinguere ogni visione spirituale, ogni memoria psichica, che non sia la loro, o quella del patto ebraico con Jahvè. Gli “Ebrei” vogliono far cadere nella fornace nucleare del loro Gran Dio Moloch, come in un forno crematorio d’ultima generazione, tutte le altrui diversità e memorie ancestrali, per poi proclamarsi sola ed unica Razza padrona del Mondo.


In attesa dei giorni della Catarsi, che presto verranno, gli individui avveduti faranno bene ad acquisire conoscenza e lumi, a disciplinare lo spirito e la mente, coltivando il dialogo con le forze più nobili e forti dell'animo loro, ed imparando ad ascoltare il Dio in sé stessi.

Tu sai ascoltare il Dio in te?
Raggiungiti nel corpo e ti ritroverai anche nello spirito.
Il mezzo è un vuoto psichico che puoi chiamare animo:
un Campo aperto a tutte le battaglie e ad ogni influsso.
Seleziona in te ciò che conta, ed abbandona il resto al suo destino.
La carne ha una breve stagione di gloria, godine senza timori,
ma non sperare di protrarre il gioco oltre il suo giusto limite.
Ciò che resta è l’Essenza, e in te,
come in ogni altro, Io sono soltanto quella: e Tu allora sei il Dio.


Mauro Likar

lunedì 15 marzo 2010

VOLK



VÖLK LA FRATELLANZA DEL SANGUE.

Völk significa Popolo, Razza, Stirpe, Lignaggio, Legame genetico e di sangue: Parentela. Il vero significato della parola, trascende tuttavia quello della definizione biologica, ed ha un significato che attiene più alla sfera spirituale che a quella materiale. Si parla di Völk, per identificare una comunità di individui, di matrice ario-germanica, che sentono vibrare, dentro di sé, il medesimo anelito alla purezza del sangue, e che, partecipando della Natura, percepiscono la forza vitale e l' essenza trascendente e cosmica che li unisce; e che li collega indissolubilmente gli uni agli altri, nel vincolo della Somiglianza.

Völk è il popolo che, abitando un determinato luogo, è diventato pienamente consapevole di essere una manifestazione interrelata della Natura, e del Genio di quel luogo, e accetta volontariamente di subirne e condividerne l'influsso; e la Potenza. I teorici Völkisch affermano che i Germani, nati in un zona geo-climatica nordica, austera e misteriosa, sono profondamente sensibili alla luce esterna e all'illuminazione interiore; e sono attratti e guidati, inconsciamente, da un intimo anelito fosforico, concepito anche come lucido splendore divino.

Questa propensione genetica per il fulgore Lucifero, è in diretto rapporto con una innata conoscenza intuitiva, che deve però venire recuperata e riattualizzata; per riformularsi come sistema filosofico e meditativo coerente, che la liberi dalla latenza della dimensione inconscia, riportandola al livello della Chiara Luce della Consapevolezza. La dottrina razziale germanica, riassume e ristruttura la sensibilità Völkisch, configurandola su livelli di indagine e di conoscenza scientifica.

La consapevolezza della stretta relazione, esistente tra la natura del luogo di nascita, e le caratteristiche razziali, psicologiche, caratteriali, spirituali e qualitative, di un individuo e di un popolo, o Völk, non può che portare alla decisa ripulsa delle influenze alienanti e degeneranti, che provengono dalle razze, dai luoghi, e da caratteri estranei; mutandosi, poi, in un acceso e lucido antiebraismo, che, smettendo di essere sotterraneo, esce finalmente alla luce; con filosofi come Otto Gmelin, Friederich Ratzel, Wilhelm Heinrich Riel, Bertold Auerbach, e molti altri.

Se, infatti, i Tedeschi anelano alla Luce, che non è solo fisica ma anche spirituale, i popoli semitici, che provengono da lande deserte e sterili, sono dotati, invece, di scarsa spiritualità e di preponderanti attitudini materiali, e dedicano la propria vita al profitto, e ad attività esecrabili;come l'usura. Lo studio eugenetico per la protezione della Razza, promosso durante il III Reich, si fonda su basi scientifiche, e si avvale di meticolose indagini mediche, razziali, ematiche, antropologiche, ed antropometriche. Lo scopo dichiarato è quallo di ottenere, in breve tempo, la purificazione, il miglioramento, e la rigenerazione della stirpe Ariano Germanica.

La sensibilità del völk germanico nasce dal suo innato radicamento al luogo di nascita, e della "forza vitale" ad esso inerente. Questa tesi, condivisa anche da non germanici, come George Bernard Shaw, postula, per il popolo germanico, un'energia che lega l'individuo, appartenente a questo völk, ad un implicito destino di potenza e supremazia; derivante dalla sua qualità spirituale e psicofisica superiore. La posizione della Corrente völkisch è nettamente antimodernista ed anti-industriale, poiché rigetta il progresso tecnologico, pronunciandosi in favore di un ritorno alle campagne, e all'universo naturale di origine, in cui il popolo tedesco può ritrovare la sua effettiva genialità; attualmente smarrita e confusa, a causa dello sradicamento operato dalla civiltà industriale, che ha allontanato l'individuo dal suo völk e da sé stesso.

La Natura è un essere vivente, spontaneo, colmo di forza vitale, a cui è possibile attingere energia, per purificarsi in essa; con una volontaria immersione spirituale. Si tratta, chiaramente,di un sentimento di comunione spirituale, animica e mistica, che rende capace solo l'individuo che a ppartiene al medesimo völk, di percepire, chiaramente, il legame che lo collega alla Natura del Luogo e a tutti i membri del medesimo gruppo, fruendo delle qualità caratteriali e spirituali che irradiano da quell'Omphalos di nascita.

Nessuno straniero, alieno od estraneo ad un dato völk, può appropriarsi delle qualità di quest'ultimo, né trovare una qualche autorealizzazione spirituale reale, al di fuori del proprio alveo razziale e genetico. Tuttavia, il concetto di völk , di popolo o razza, non va affatto limitato all'interno di un ambito meramente Nazionalistico, dato che i membri dello stesso Ceppo razziale, possono appartenere anche a Stati territorialmente diversi, pur presentando caratteristiche somatiche, caratteriali e spirituali simili.

Allo stesso modo, una Nazione può venire divisa in due o più parti dalle differenti Anime degli abitanti. L'uomo coerente con l'ideologia völkisch, abbandona ogni illusione illuministica, razionale od empirica; lascia ogni sciocca arroganza biblica, che lo vuole dominatore della natura, per entrare, umilmente, nella dimensione naturale della condivisione cosmica; che lo porta a realizzarsi, individualmente e spiritualmente, in armonia razziale, biologica, e genetica, con la propria reale natura originaria. II Völk si manifesta anche come entità storica proveniente dal remoto passato, e l'individuo di stirpe ariano germanica sente vibrare, nel proprio sangue, il retaggio atavico della sua razza pura, così bene viene descritta nel "De Bello Gallico" di Cesare e, soprattutto, nella "Germania" di Tacito: Chiara, Forte, Bionda, Piena di energia esplosiva.

Tuttavia, la tensione spirituale non trova una corrispettiva azione reale e politica: i moti e le rivoluzioni del 1848, malgrado le speranze, non hanno portato ad una unificazione reale della Germania e del Popolo tedesco. Alla proclamazione del Re di Prussia come Imperatore, da parte di Bismark nel 1871, segue il governo del Secondo Reich, che si occupa prevalentemente di problemi burocratici, che nulla hano a che spartire con la realizzazione spirituale dell'unità del völk tedesco.

In effetti, il II Reich, tradendo la sensibilità völkisch, si preoccupa di rafforzare la propria stabilità politica ed economica, aumentando l'industrializzazione e l'inurbamento, a scapito del legame naturale del popolo con la sua terra. Il nuovo Reich, salutato dagli entusiasmi maturati nell'attesa di una a lungo desiderata unità politica, e spirituale, opera una Realpolitik Bismarckiana che diviene, ben presto, la fonte di una cocente delusione popolare.

Ci si rivolge allora al passato, in una ricerca delle proprie origini razziali, per ritrovare nella propria natura e nel concetto di völk quella similianza ed unità spirituale che è stata per così tanto tempo disattesa. Il Processo energetico e psichico di adesione archetipica popolare scatta, allora, come una molla, manifestandosi in un generale ritorno alla Natura, e alla spiritualità cosmica, e focalizzandosi nel fenomeno epocale dei Wandervogel; gruppi di giovani che organizzano lunghe gite domenicali nelle foreste tedesche, alla ricerca della propria identitàspirituale.

Non si tratta di una semplice insofferenza politica, perché questi gruppi, che diventano sempre più estesi ed organizzati, hanno come scopo il ripristino degli antichi riti, e delle usanze rituali germaniche. Molti di essi svolgono ricerche approfondite, per ritrovare e riattualizzare gli antichi culti solari. Come portatori del Geist, lo Spirito del proprio Völk, o Stirpe ariana, essi sentono la potenza della forza vitale del Vril, spingerli verso un punto di rigenerazione genetica.

Si tratta di una rinascita, di un pregressus ab uterum: un'uscita dall'utero della propria stirpe, in un evento iniziatico che realizza, in chi vi partecipa, la coesione, le certezze, e la consapevolezza del proprio !”Dharma Pagano” e della esatta propria collocazione all'interno del Völk Ariano; in un profondo legame con la Madre Terra, che solo così può compiersi davvero. La dottrina hitleriana della Herrenvòlk, la razza nobile che deve affermarsi, come la si ritrova nel "Mein Kampf, ha le sue radici nel movimento Völkisch.

Il simbolo dell'albero Irminsul, che si ritrova spesso negli scritti del movimento, indica la forza del contadino tedesco; che si radica nella terra e si protende verso il Sole e il Cosmo, richiamando in sé il potere di Yggdrasyl, il mistico albero della conoscenza, concepito dai Germani come Axis mundi.

Non facendo parte dello stesso Völk, l'ebreo è uno straniero in un territorio estraneo; un essere demoniaco che vuole infiltrasi subdolamente , e minare alla base la felicità del popolo germanico, distruggendone le radici. Paul de Lagarde, filosofo Völkisch della seconda metà del XIX secolo, è dell'idea che sia necessario esiliare gli ebrei nel Madagascar, dato che : "non si può discutere con dei bacilli".

Nel 1942 Hitler riprende la stessa idea:

"La battaglia che noi intraprendiamo è della stessa natura terapeutica della battaglia intrapresa nel secolo scorso: da Pasteur e da Koch".

M.L

STEFAN GEORG


STEFAN GEORGE
PROFETA DEL BELLO

La natura omosessuale dell’opera di Stefan George è difficile da cogliere: invisibile in superficie, essa è onnipresdente in profondità. Nelle raccolte poetiche di George, proprio questa invisibilità superficiale, è la chiave del grande prestigio di cui l’autore ha goduto al suo tempo; soprattutto in seno ai movimenti giovanili tedeschi. George, considerato un successore di Hölderlin, conta una folla di ammiratori, dato che l’”omoerotismo sublimato del poeta” si rivolge direttamente allo stato d’animo che regna allora nelle numerose “Bündes” giovanili.

Questo stesso omoerotismo, viene analizzato ed esibito, senza troppe reticenze, da Hans Blüher, all’interno di parecchie delle prime organizzazioni dei Vandervogel. Ecco ciò che George annuncia al ùoviùento della Gioventù Tedesca, ed a ciascuno delle sue cerchie in particolare:

È fra i bianchi muri e sul bordo delle paludi
che questo canto s’eleva,
poco dopo l’apparire della primavera.
Il sogno d’un anno ha per culla il blu e l’oro.
Esso è dolce per i figli del nostro popolo.

Egli vuole condurre i figli del popolo, blu e oro, verso un Reich nuovo, posto sotto la stella del Bünd, verso il Fanciullo-Dio, Maximin, che egli ha creato. Certi versi di George, diversamente interpretabili, sono al limite dell’esplicito, per chi vuol vedere. Per esempio, nelle Poesie dedicate a Gundolf:

“Quando attorno a te volano i miei desideri il mio soffio dolente
ti bagna”. “Ciò che per te si espande, non puoi tu assorbirlo in te? «Anima cieca- t’ho detto- io sono tutto fiamma: il mio intero
dolore non è che un bruciante desiderio”.
“ Così da molto tempo tu vieni scelto
nell’abbraccio dei miei doni, ed io fioisco nella completezza [...]
Di tutti i baci che segretamente ti fioriscono. « Blotti mio desiderio / Tu mi diletti col tuo succo / La semenza mi feconda» ("Comunione")
«Allora la mano tocca più d'un rigetto purpureo e gonfio, Allora la gioia si rinfresca nella nevosa fioritura» ("PreghieraIII" in "Maximin")

Le risonanze profonde che tali parole risvegliano, sono confermate dal libro; “Das Reich neuer Jugend”(Zürich 1928) dello scrittore svizzero Ernst Merz, ispirato da George ed Hölderlin:

“ Il Dio sole risplendente è scomparso, è vero, dietro le montagne oscure, è partito per illuminare popoli stranieri,
che continuano ad onorarlo.
Ma tornerà, risusciterà in una nuova gloria.
Armodio e Aristigitone sono la coppia d’amici,
che si sono trovati per la liberazione del paese”.

Viene, nei movimenti giovanili, il tempo del “Cavaliere Bianco”, luminosa figura ancora leggermente cristianeggiante, ma già sempre più pagana, che è succeduta al “Fiore blu”, simbolo di evasione tratto da Novalis. Questo fiore azzurro era lo scopo non esplicito dei diffusi desideri dei primi Wandervogel. Il Cavaliere Bianco è, negli anni ’20, un a costante iconografica propria alla Gioventù bündisch.

Si tratta d’un efebo messianico, che viaggia a piedi, ma mostra la via verso delle società utopiche. Il gioco politico, nella Germania d’allora, favorisce queste aspirazioni all’ideale: la Repubblica di Weimar, debole, parlamentare, affarista, è del tutto incapace di suscitare l’entusiasmo, o lo spirito. Di queste tendenze bündisch, e dal messaggio di George, si dirà poi che esse sono state una preparazione degli spiriti al Nazionalsocialismo.

È vero che Maximin, il Fanciullo-Dio non è destinato a tutti, così come le migliori "bünde"dei movimenti giovanili non accettano nel proprio seno il prmo venuto. l’adorazione d’un Dio come Maximin, la ricerca d’una società come il Nuovo Reich, proiettano delle aspirazioni diffuse quanto il fiore azzurro della Cicoria o del fiordaliso. Molti identificheranno il nuovo Reich di George con quello di Adolf Hitler, e gli efebi della “Legione Imperiale” con la Hitlerjugend.

Ogni Fanciullo tedesco è ormai pronto a dire le parole dello sfortunato e sensibile Klaus Mann:

Una voce estranea ed imperiosa mi desta dal sonno profondo.
Da dove giunge il richiamo?
Benvenuto mio Führer! Eccomi pronto a seguirti,
Né mi importa chi tu sia.
Col tuo aiuto troverò, infine, Me stesso.

Wilkommen mein Führer! non mi importa chi tu sia, dice il giovane Klaus. Certo non fa altrettanto il padre, Thomas Mann, ebreo tormentato da ben altre voci insistenti di ragazzo. Forse potrebbe essere Stefan George, Nietzsche, Hölderlin, o Hitler stesso, se il suo essere il figlio di quello scrittore ebreo famoso, non lo escludesse automaticamente, come Kaspar Hauser, dalle file dei possibili eletti, facendogli cercare, nella solidarietà maschile e nel rapporto omosessuale, la realizzazione della propria reale identità: sfregiata dalla sua appartenenza reale alla Razza maledetta di suo Padre.

Come la Primavera, il Genio emigra di terra in terra.
E noi?
C'è giovane, fra noi, che non celi nel cuore un presagio,
o un enigma?

Bisogna accettare il rischio di Ganymede e, restando Luce a sé stessi, mettere in discussione gli Idoli eretti dalle altrui Paure o Scopi. Bisogna difendere la propria essenza, e sfatare ogni Mito contrario ad essa. Un Unico punto di vista, deve restare per noi essenziale: il Nostro. L'Ombra è solo Luce negata, amore represso, fatto a pezzi, dilaniato e nascosto. L'Orrore sociale, che nega all'Ombra ed il suo diritto all'esistenza, nasconde il profondo desiderio individuale, che di quell'orrore è la causa. Per il maschio adulto, il desiderio proibito, reso ormai sacrilego, è la comunione erotica con il il ragazzo che è l'altro sé stesso.

Per il fanciullo, il desiderio verticale è quello di essere rapito, di uscire dall'asfissia delle passioni viscerali e materne, per essere accolto ed amato, finalmente, in un grembo paterno; in un'alleanza dei sensi che è, fondamentalmente, una reale apertura del cuore: un divenire più che umani, nell'Amore, e non nella competizione o nel conflitto.

Ciò che il rapporto intervirile offre d’inestimabile al Fanciullo e all’Uomo, è un autentico incontro con l'Archetipo del Senex e del Puer; in una dimensione più elevante, ampia ed aerea di quella falsa, e stereotipata, della “ famiglia”, essenzialmente Materna e socialmente finalizzata. Nel rapporto erotico, Puer e Senex condividono qualcosa che entrambe possiedono in proprio: la virilità individuale, liberata da ogni opportunismo, e da ogni scopo collettivo, religioso, o sociale; da ogni riferimento obbligatorio al volto o al corpo di una donna.

Se è fortunato od ardito, il fanciullo cesserà di essere ciò che gli altri vogliono che sia, trovando per propria volontà, il contatto con l'altro, uguale a sé, ma, per esperienza, più certo e più potente. In quel contatto con quel sesso d'uomo, che è anche il suo, questo nuovo Ganymede volerà alto; oltre le ambiguità, e sentirà i suoi occhi farsi simili a quelli dell'Aquila: pieni di una luce infuocata. Allora la sua voce diverrà chiara; non più un urlo liberatorio e furente, ma il canto di una esistenza che sa d’essere destinata a durare eternamente, oltre ogni possibile limite, e oltre la Fine ed il Finire dei Sogni.

“ Esistono sogni che rivivificano e sogni che annientano, e distruttori di sogni che incombono sulla nostra morale. Si conosce il sogno dell'Elfo Oscuro, Alberico, che ha maledetto l'amore, per avere il dominio del mondo. Intorno al monte Sion, questo sogno è stato custodito per secoli: il sogno dell'Oro, della forza, della menzogna e dell'odio, Questo sogno ha spinto l' ebreo in tutto il mondo. Il suo sogno di tremila anni, vissuto per la prima volta oggi, dopo tante sconfitte, è diventato realtà: Oro, e dominio della Terra. Rinunciando all'amore, alla bellezza, all'onore, l'ebreo è oggi più forte di noi; perché noi abbiamo cessato di realizzare il Nostro Sogno, tentando di vivere, goffamente, il sogno dell'ebreo. E questo è ciò che ha provocato anche la disfatta tedesca."

M.L


GANYMEDE O DEL RAPIMENTO

Malgrado tutto, anche durante la sua caduta, la Grecia ha frenato la marcia in avanti dell'Asia. Ha disseminato su tutta la terra i suoi doni splendidi, che aiuteranno la nascita di una nuova cultura presso i Romani, nordici; e la sua storia diviene più tardi, per l'Occidente germanico, il più vivo fra i racconti delle fate. Così Apollon è la prima grande vittoria dell'Europa nordica, malgrado il sacrificio dei Greci, perché dietro a lui, sorgeranno, dalle nuove profondità iperboree, i difensori degli stessi valori: della libertà dell'anima e dello spirito, dell'organizzazione della vita, della forza creatrice della ricerca.

Roma sfoltisce in seguito, con la spada, il nemico vicino-orientale; sempre minaccioso e più forte, ed impone più rudemente e più consapevolmente dell'Ellade, il principio patriarcale apollineo. Essa afferma così lo Stato in sé, e il matrimonio, come previa condizione del popolo e della protezione razziale. Fino a quando la Germania diventerà, sotto una forma nuova, la rappresentante del Dio del Cielo.

L'Europa non è semplicemente il miglior bastimento che abbia mai solcato i mari, ma è il simbolo di una Nazione, che risorge dal baratro di una Guerra perduta, e del periodo postbellico, consapevole della propria innegabile superiorità, e del valore delle proprie opere: della missione di propagazione della civiltà, e di protezione e salvezza dei valori della propria razza, che essa è chiamata a rappresentare nel suo Tipo migliore.

Nell'agosto del 1936, nell'anno delle Olimpiadi di Berlino, la Nave Europa celebra la sua centesima traversata, e molti americani affollano i suoi ponti, per poter assistere, nel Nuovo Stadio di Berlino, alle vittorie degli atleti del Nuovo mondo Hitleriano. I saloni della nave sono arredati con sfarzo dall'architetto Paul Ludwig Troost, maestro di Albert Speer, l'artista prediletto di Adolf Hitler, e il Simbolo bronzeo di Europa è una scultura di Joseph Wacherle, lo stesso artista che scolpirà anche l'Auriga alla Porta di Maratona, nello Stadio Olimpico di Berlino.

L’intero transatlantico traduce, nella realtà, l'intenzione tedesca di unire fra di loro, le Culture Germaniche ed Anglo-Sassoni, sotto il segno di una rinata “ Europa”, e di una Logica politica Superiore, che vede in Berlino una moderna Atene, e il centro capitale di un nuovo Reich e di una Nuova Fede Ariana. Questo programma di Pace, Condivisione, Conoscenza e Progresso ario-germanico, trasformato in palese realtà, verrà insidiato e distrutto, non da anonimi Dei gelosi, ma dalla congrega internazionale ebraica, sionista e Jahveica, che, fin dal 1933, ha dichiarato guerra aperta all'ideologia hitleriana della purezza razziale, e alla pretesa tedesca di vivere in un proprio Stato: libero dal condizionante controllo politico, culturale e finanziario
degli ebrei.

Europa è la prima figura archetipica, che testimonia della profonda necessità animica del Popolo Tedesco, di riattingere al Mito, per ri-contattare il livello ancestrale e divino della propria Stirpe. Altre figure mitiche e immaginali, scelte dalla memoria genetica della propria razza, sono Giove come Aquila, Leda, la Urfrau-Cigno o Femminilità Primordiale Iniziatica; i Dioscuri o Gemelli, nati da lei e da Giove, e poi Paride, Prometeo, e, sopra tutto Ganymede.

La Germania risorta del 1936, si presenta con la festa di Giochi Olimpici, filmati da Leni Rifenstahl, che ha già girato per il Fuhrer lo splendido Triumph des Willens, il Trionfo della Volontà, e che ora, con Olimpia, produce un'opera di forte suggestione psichica ed estetica, in cui la Germania appare come l'erede diretta della Grecia Antica. I giovinetti, gli adolescenti, gli uomini del futuro, sono pronti al volo: a sollevarsi con le loro aste dalla polvere terrestre. Carl Orff e Werner Egk, musicano questa “erezione virile”.

Del resto, Hitler stesso è il primo propagatore del Mito Greco, e della grecità germanica, e difende le discipline umanistiche e storiche, veicolo di cultura e di memoria della propria stirpe. Risulta quindi quasi un segno del destino che, nello stesso 1936, al tempo delle Gare Olimpiche e della supremazia degli Atleti tedeschi, la spedizione archeologica che compie ad Olimpia un ciclo di scavi promossi dallo stesso Hitler, per riportare alla luce lo Stadio di Olimpia, cantato da Pindaro, ritrovi la Bellissima scultura di Giove che rapisce Ganymede.

“L'ultima scoperta appartiene ai più bei pezzi antichi che siano mai stati scavati e riportati alla luce. Nessun oggetto dei nuovi scavi ha gettato una luce così chiara sull'immagine e la natura di Zeus; non come custode del santuario, che domina con lo scettro, ma con il bastone del viandante, mentre cammina a grandi passi, per rapire in olimpo la bella preda, il fanciullo Ganimede, che porta in braccio con cura, perché, come il più bello dei mortali, rallegri gli Dei. Nella sinistra il fanciullo tiene ancora il piccolo gallo da battaglia con cui giocava; non si difende dalla presa divina e i suoi capelli si sciolgono sulla spalla del Dio.”

Lo Zeus con il fanciullo Ganymede, scavato dagli archeologi tedeschi ad Olimpia, è il Simbolo di una promessa di sicura predilezione per i Giovani hitleriani, degni dell'Olimpo e di Olimpia. All'ingresso del Reichssportfeld di Berlino, i partecipanti alle Olimpiadi potevano leggere, scolpiti nel marmo, dai nazionalsocialisti, i versi di Hölderlin.

Vivi lassù, o Patria, Vivi,
e non contare i morti. Per te, amata,
Non c'è un solo caduto più del necessario.

Morire giovani significa essere amati dal Dio, partecipando, per suo mezzo, alla beatitudine eterna. I giovani caduti passano, morendo, da una realtà incompleta ad una dimersione perfetta; dalla Germania apparente, a quella Eterna. Nel mito del fanciullo Ganymede, rapito da Zeus in forma di Aquila, si celebra ed enfatizza, come in nessun altro, la differenza fra Inferiore e
Superiore, fra Terrestre e Astrale, fra Umano e Divino.

Se la Fanciulla Europa, rapita dal Toro-Zeus, è una metafora della conquista del regno orizzontale, mondano e terrestre, liberato da ogni limitante confine, Ganymede, figlio di re, sollevato per impeto d'amore fra gli artigli dell'Aquila-Zeus, è il segno di una elezione erotica divina; il crisma di un potere verticale, Metafisico e Spirituale, proprio all'amore intervirile, che sigilla l'avvenuto distacco dell'animo umano dalla realtà infera terrestre.

Il Paidos Eros, è la prassi tradizionale di Rapimento del fanciullo, che permette la trasmissione e l'assunzione generazionale di un determinato Lignaggio ancestrale, genetico e cognitivo, consistente di Memorie, di Qualità psichiche e di Capacità spirituali superiori. Il mito del Giovane mortale, reso immortale dall'amore di un Dio, che lo rapisce, elevandolo al proprio inebriante livello, rivela il desiderio animico implicito anche nel Völk Germanico: Ritornare alla Civiltà ancestrale della Grecia Dorica, rimembrando modelli e valori ideali; degni di rigenerazione e di riattivazione.



Il sapere iconico di Johann Joachim Winckelmann, le ispirazioni poetiche di Goethe, di Hölderling, di Stefan George, quelle pittoriche di Mengs, Böttner, Carstens, Rembrandt, Meyer, Gerhard von Kügelgen, Friedrich Schinkel, Otto Greiner, Hans von Marees, o quelle scultoree di Berthel Thorwaldsen, e di Arno Breker, rivelano profondi legami con gli Archetipi relativi all'Eros intervirile, che, proibiti e resi latenti dall'invasione Cristiana, ancora dominano gli abissi della Coscienza Teutonica. Centrale, nella fattispecie, è l'Archetipo del Puer Aeternus, Sigillo dello Spirito e dell'Eros intervirile, il cui avvento glorioso e Lucifero è profetizzato già dal poeta latino Virgilio.

Ultima Cumanei venit jam Carmina ætas,
Magno ab integro sæculorum nascitur ordo,
Jam redit et Virgo redunt Saturnia regna;
Jam nova progenies cælo demittitur alto.
Tu modo nascenti Puero, quo terrea primum
Desinet ac toto surget gens aurea mundo
Casta fave Lucina; tuus jam regnat Apollo.

Ultima viene già come disse la Cumana, l'Età dei Carmi
Una grande stirpe rinasce dai secoli: intatta,
Già ritorna, e riporta Virgo il Regno di Saturno.
Già la nuova progenie ridiscende dal sommo cielo.
E tu, dunque, Fanciullo nascente, soppianterai
la precedente età del ferro, e in tutto il mondo espanderai la stirpe aurea.
La Casta Lucina ti protegga: già regna il tuo Apollo.

In Germania, l'Archetipo del Pais Athanatos, il Fanciullo reso immortale, cioè simile al Dio, dall'amore del Senex Divino, è il sigillo immaginale di una soluzione psico-simbolica, che indica ai e nei Germanici, la loro intima “ Predilezione” divina; nonché il Potere d'azione che, per essi, ne deriva. Proprio questa fiducia in una propria superiore Spiritualità e Coscienza, da cui derivano l'Elezione e la tensione al Divino, pone il popolo Tedesco di fronte ad una lotta ancestrale contro gli usurpatori: l'Etnia che, acerrima nemica degli ariani, si pretende, l' eletta del proprio Dio egregorico: quella Ebraica. Il Giovane Novalis scrive, nel 1800 nel suo “Cristianità o l'Europa” :

“ In Germania si notano i segni certi di un nuovo mondo. La Germania percorre con cauta sicurezza il suo cammino, in testa a tutti gli altri paesi europei. Mentre essi sono occupati con la guerra, la speculazione, e i partiti politici, i tedeschi, con grande impegno e diligenza stanno per diventare i rappresentanti di una più elevata epoca della Cultura, e questo vantaggio darà a loro, nel tempo, maggior peso ed importanza degli altri.”

Da Berlino e da Weimar, viene dunque la Luce di una ritrovata Memoria ancestrale, che turba i non Tedeschi, perché si manifesta principalmente come intima “solidarietà virile”; nelle corporazioni, nei Bund studenteschi, nelle Associazioni, nelle Società di studio, e negli Ordini esoterici.

Questa “Affinità elettiva” , affiora e si palesa con una forza su cui nulla possono le pretese culturali e le acrobazie degli intellettuali ebrei, che tessono il loro tessuto di malessere fisico e di degradazione psichica, nei salotti delle loro giovani correligionarie: Rahel Varnhagen, o Henriette Herz; spazi certo curiosi, per esotismo di religione e di lingua, e per non velata promiscuità; ma indegni dell'altezza spirituale cui anelano i Tedeschi. Weimar, la realizzazione di questa non utopica verticalità dello spirito, inseparabile dalla identità di luogo e di Popolo, sta lì a dimostrarlo: In questa Roccaforte delle Arti, la Cultura “Greca” diviene parte integrante del Carattere Nazionale Teutonico, che unisce, in un legame indissolubile e fraterno, tutti i ceti sociali.

Qui gli uomini Superiori, Goethe, Herder, Schiller, Wieland, Jean Paul, Winchelmann, Novalis, e tanti altri, creano la Weltliteratur: la Letteratura mondiale; con un incessante e tenace lavoro di mediazione, traduzione, e trasposizione di lingua e di immagini. I Miti, e le opere filosofiche e letterarie della Grecia, di Roma, della Persia, dell'India, e dell'Islam Sufico, vengono trascritti e trattati come forme simboliche della Coscienza ariana; Archetipi che possono e devono avere una funzione di guida psicologica; nella nuova educazione dell'umanità superiore.

Ecco quindi che Epimeteo, Prometeo, Paride, Achille, Teseo, Ganymede, e le altre figure eroiche dei Miti Greci, diventano la Signatura dei diversi stati di Coscienza germanici; e il sintomo di differenti Necessità e Destini. Ganymede, che rappresenta al meglio l'Archetipo del Puer Aeternus, non è un fanciullo ignaro, o un efebo sorpreso dalla violenza erotica e dall'ardore della passione pederastica del Dio del Cielo, né cede passivamente ad alcuna offerta, lusingato dal favore di Zeus. L'Adolescente bellissimo è già, di per sé, disposto al rapimento erotico, che attende da tempo con ansia; egli è una giovane forza ancora latente, che, tramite l'amore omoerotico vuole risvegliarsi a sé stesso, alla propria passione dell'assoluto, e alla propria completa Natura Virile.

Non è il Dio a scegliere il Fanciullo, ma il Fanciullo a scegliere e invocare il Dio alle cui Qualità aspira. Ganimede elegge Zeus a proprio rapitore, amante e iniziatore, e ne diviene l'Eletto. Il suo è un Erotismo indagatore, che verifica, attento e sensuale, il proprio intimo desiderio; un Ardore per il Maschio, capace di distoglierlo dal comune desiderio venereo, destandolo dal disorientamento del torpore terrestre, per elevarlo alle altezze dell'Amore superiore e divino.



Ganymede, avendo scelto per affinità elettiva il Dio che lo ispira, sa di esserne il “Prediletto”: il Figlio-Fanciullo che, desiderato anche dal Dio-Padre, come perfettamente simile a sé, e chiamato a riconoscersi, e a ritrovare, nel Regno dei Cieli, il Topos originario della propria innata Immortalità. Con queste premesse, ogni possibilità di Violenza e di Abuso, risulta ovviamente impossibile. La perfetta Corrispondenza di Ganymede con il Segno Astrologico dell'Acquario, diviene il simbolo dell'unione effettiva, nel Fanciullo che “Riversa”, o che inverte il proprio flusso seminale, dell'umano e del Divino.

Vero Dio, e insieme vero uomo
che abbevera e nutre di nettare spirituale i suoi amati.
Egli è colui che abbonda di ogni bene
E riversa sul mondo la sua salvifica Bellezza.

Ganymede-Acquario, viene poi tradotto, nel Cristianesimo, nella figura di Giovanni Apostolo, il discepolo amato da Gesù, che, nella tradizione iconografica, appoggia teneramente il capo sulla spalla del Divino Maestro. Anche lui, che, sulle rive del lago di Tiberiade, per primo riconosce il suo Amato, dopo l'avvenuta trasfigurazione, riceve come simbolo totemico l'Aquila, di cui possiede anche lo sguardo penetrante.

L'Aquila è il simbolo e sintomo divino della perfetta purezza, che permette a Giovanni-Ganymede, che rappresenta l'avvenuto transito fra l'esperienza umana dell'Eone dei Pesci, ora trascorso, e quella sovraumana e divina dell'Acquario, ormai immanente, di rivelare i segreti del Cielo e del Regno; riversandolii nel nettare virile della propria Testimonianza Amorosa.

Ganymede riflette la Mente Umana, amata con passione illuminante dal Dio: l'Ente centrale del suo Sé Supremo, verso cui egli ora si eleva; per mezzo della “Unio Mystica virile” che fa dei Due una sola carne. Questo amplesso è quello della materia, illuminata dallo Spirito; incarnatosi e resosi Sacro non con un rito sacrificale, ma tramite la Luce Primordiale dell'Eros Innato, da sempre presente. Coppa ed Anfora, costituiscono le “Armi erotiche” del Fanciullo, indicando il “Potere rigenerante” del Sangue consacrato dallo Spirito.

Questo soffio intimo e divino, è il flusso di Energia dell'Eros primordiale, tramite cui possono agire tutte le altre forze Universali. Questo è l'Amore che muove ogni cosa, e che rigenera, come un nettare di vita eterna, il cuore dell'eletto, rendendolo un libero Testimone del Dio in Sé. Rimasti in basso, a guardare stupiti il volo epifanico del fanciullo Eterno, che è, di fatto, il rapimento erotico dello Spirito, stanno i due cani fedeli; che rappresentano la parte somatico vegetativa ed eterica di Ganymede; destinate, entrambe, all'estinzione terrestre.

Nella mitologia Germanica, l'Aquila di Zeus è l'uccello di Odhinn, Dio della tempesta folgorante, che guida la “ Caccia selvaggia”. Odhinn è anche il signore delle battaglie, e gli Eroi che in esse cercano e trovano la morte, sono tutti suoi figli adottivi; che egli accoglie nel suo Walhalla. Dinnanzi a lui sta un Lupo e sopra un'Aquila, e il Dio può trasmutarsi in queste due forme animali, come sanno fare gli Shamani nodici.

Odhinn governa anche la vita spirituale delle creature, e regge, nel proprio soffio interiore, l'armonia e l'ispirazione del mondo. Daimon in ognuno, egli è un Dio di infinita saggezza, acquisita, con il pegno di un occhio, e l'acquisizione della Visione Unitaria e non Duale. L'Aquila è, inoltre, anche il simbolo dell'Impero Germanico, memoria del Sacro Romano Impero, e, in seguito, con negli artigli un Ganymede trasmutato in Swastika, diviene anche il simbolo steriore del III Reich Hitleriano.

L’Aquila Nera, su fondo oro, viene riconosciuto, nel 1200, come stemma dell'Impero; glifo che i Principi, in segno di fedeltà, portano impressa sui propri scudi. Il tempo dei Crociati, dei Cavalieri Teutonici, del Regno Svevo di Federico II è, quindi segnato dal sigillo dell'Aquila, che protegge dall'alto l'autorità e l'Ordine della Nazione. L'Aquila, come la Germania, tollererà, nello spazio del proprio nido, o Patria, solo chi abbia superato la selezione esistenziale: i prescelti.

Essa vuole allevare solo i più forti fra i suoi nati, lasciando al loro destino di morte, i più deboli, o i disadatti. Generosità e bontà verso il forte, e il ben fatto, e spietata durezza per il malformato e il debole, sono le ancestrali caratteristiche di un rigore naturale, che nell'Aquila si evidenzia nella duplicità di becco, che nutre, e di artigli che sanno dilaniare; caratteristiche, queste, che anche la Germania Nazionalsocialista saprà e vorrà assumere; come proprie qualità specifiche.

A chi è concesso di sollevarsi in volo assieme all'Uccello divino, nel segno dello Swastika solare, il destino riserva, come a un nuovo Ganymede, imprese impossibili ai comuni mortali, e il privilegio di abitare lo spazio delle divine altezze inviolabili. L'adolescente, lo Jüngling, come il Fanciullo, il Knabe, sono i simboli dello Spirito umano, e del suo potere di rigenerarsi; in una esistenza ascendente e divina.

Anche il segno della Crux Gammata, la Swastika, che nel mutare Ciclico indica il Centro fisso del Superuomo, allude a questo impegno nel dono divino, assuntosi dal Reich Germanico: Riformulare, sulla terra, il Regno del Grahal, riversando nel cervello dei propri simili legati alla ruota del tempo, come in una Coppa, il nettare di consapevolezza e liberazione della propria fondamentale divinità.

Se la pacifica Colomba, è l'immagine dello Spirito e della coscienza ricettiva terrestre, a cui si annuncia un dovere da compiere, l'Aquila rappresenta, invece, la liberazione dello Spirito: la sua attivazione ascendente, solare e verticale, in una elevazione virile, che segnala l'affrancamento dall'Eros dalla procreatività, e il suo balzo di elevazione nella dimensione creativa della rigenerazione divina. Il desiderio animico d’elevazione e di dono, che ha per oggetto il fanciullo, costituisce il varco verso il Regno divino, ed è, in sé, un desiderio di volo, di altezza, e di metamorfosi; un potere capace di fare della Materia corporea, investita dal flusso di questo Eros, una luminosa manifestazione iper-fisica del Logos Solare.

La voluttà condivisa, e l'investimento erotico virile e solare, sono la condizione necessaria allametamorfosi. I mortali chiamano questo Processo Eros, gli immortali Preros; perché fa crescere le ali. Il Fanciullo, ormai desto, intende e comprende la “vocazione” che irrompe nel suo giovane virgulto fallico, come promessa di libertà, di completezza, e di un potere d'azione Apollineo-Dionisiaco, purificatosi dalla violenza, dall'Ira, e dall'ottenebramento umani. La qualità che contraddistingue l'Eletto, è quella di saper uscire dal letargo della specie umana animale, trasformando l'Odiosa ignoranza di sé, in un Furore erotico divino, che lo rende, per sempre, estraneo alla terra e ai suoi limiti angusti.

Abbandona la scoria delle Plumbee Maschere egoiche
E ritrova in te stesso l'Oro Primordiale,
Perché la Luce non è un lieve bagliore all'orizzonte
E il grande Sole è già qui, in esistenza.
Risveglia l'uomo completo che dorme nell'animale umano,
E compi il volo dall'Io al Sé.
Così modifichi la vibrazione che ti allontana da te stesso
E la tua carne Risorge.

Se ora il Fanciullo incontra degli ostacoli, questi non fanno che riflettere, su quei solidi intoppi, l'immagine onnipresente dell'Amore del suo Dio, che come un'eco, e una Nuova parola portata dal vento, gli si fa incontro da ogni dove, come immagine speculare della sua stessa, primordiale e riscoperta Bellezza. Questa Parola Nuova, lo Strom-geist, è quella pronunciata dello spirito, che influisce sull'Animo con la sua corrente d'amore.

Per Hölderlin, intelligente traduttore di Pindaro, essa svela ed è il Daimon; il Genio dell'Azione, guidato dallo Spirito del proprio Tempo. Questa strana voce da “Forestiero” è anche quella che l'intera Nazione Germanica aspetta di sentire da lungo tempo, come un adolescente, che ettenda di udire, nell'aria il proprio richiamo d'elezione; pronto a librarsi in volo, a quell'invito del Dio, o di un Eroico Semidio che lo sostituisca.

E come una patria del cuore che di lassù mi chiama,
Ed io vorrei sulle Alpi,
di vetta in vetta andare, invocando l'Aquila veloce,
che dalla prigionia mi levasse
portandomi alla sala del Padre,
felice Fanciullo, fra le braccia di Zeus.
Cosa mi rapirà, togliendomi dallo sciame infantile dei compagni?
Ti ringrazio, Eracle!
Che del fanciullo hai fatto un uomo.
Ora sono maturo per il mio trono regale.
Così tu mi togli dalla mia culla, dalla mensa materna, e dalla casa:
L'Olimpo è la tua preda,
Spartiscila con me!
Chi mi educò al risveglio e alla vittoria?
e da che cosa, l'orfano che sedeva nell'ombra della sala,
fu chiamato al divino e al grande,
per somigliare a te, nella sua audacia?
Rido delle innumerevoli scorie
le raccolgo, le spacco e ne sparpaglio i frantumi.
L'Ora, m’inebria.

Con l'anelito di Ganymede al Rapimento e alla salvezza, si spiegare anche lo stato interiore della Germania, dopo la catastrofe della Guerra, e di una Pace che non è stata che la continuazione, ancora più feroce e subdola, di quella medesima Guerra contro il Popolo Tedesco. La giovane generazione germanica si ritrova fra le rovine di un mondo; non solo il mondo politico, ma anche quello spirituale e scientifico: immersa in un mucchio di rovine. Il razionalismo è crollato miseramente, sono state abbandonate le idee a cui si era legato il XIX secolo: quelle della illimitata libertà individuale, e dell'evoluzione progressiva.

L'idea di autorità si è elevata, tanto più alta e pura, quanto più le figure autoritarie precedenti sono cadute in basso. Si cerca ora di intendere, con la maggiore profondità possibile, il concetto di “Destino Germanico”. Le disgrazie e le sofferenze del popolo tedesco fanno da base al risorgere un nuovo paganesimo Odhinico: un movimento spirituale schiettamente ariano, libero, finalmente, dalle pastoie del giudaismo cristiano.

È uno stato, questo, di misticismo Profetico, che evoca ed invoca, potentemente, la figura di una guida divina, o del precursore di una guida divina. Questo Führer misterioso deve impadronirsi della grecità, e dello spirito ancestrale teutonico, compiendo una sintesi del passato, ma senza rifarsi al Cristianesimo. La sua sarà una forza oratoria, Ganymedica, rapace, capace di sollevare e far volare le folle sulle ali dell'Ispirazione Odhinica.

La sua Aquila creereà una nuova sintesi fra Oriente e Occidente Ariani. Questo è il tempo dei Wandervogel, e del filosofo dell'erotismo intervirile Hans Blüher, discepolo di Stefan George, propagatori e fautori delle Forze di elevazione, che indicano nel Puer Aeternus la via della divinizzazione erotica, e combattono una battaglia contro le forze contrarie, telluriche, rappresentate dall'Ombra di Mordor, ovvero dagli Ebrei, che falsificano la realtà, con le arroganti seduzioni del danaro, di una falsa aristocrazia borghese; con le putride produzioni pseudo arististiche, che avvelenano l'anima dei Popoli, eliminando, da ogni dove, la Poesia e la Bellezza.


Mauro Likar

STORIE INTERDETTE
INTRODUZIONE


Un' Epoca di menzogne finisce per davvero, solo quando le idee, i sentimenti, le immagini, e le ossessioni, diffuse da quelle falsità, quasi inavvertitamente s’ incrinano, ripugnano, ed illanguidiscono; mentre, dalla palude della normalità, imposta dalle società “democratiche”, affiorano altre energie ed altre reali necessità.

Alcuni avvertono, per primi, il soffio vivente degli Archetipi, che premono per essere nuovamente espressi, e, quindi, traggono dal proprio spazio interiore, Immagini, parole, ed idee, che turbano il sonno ipnotico dell'uomo comune; con nitidezze di feroce intensità.

In ogni nuova Età che nasce, riemerge tutto ciò che è stato rimosso, schernito, negato, e tacitato, in quelle precedenti; Iniziato, è, quindi, colui che sa vedere, in ciò che si sta sviluppando ora, il ritorno potente di tutto quello che si è voluto, precedentemente, far abortire. Certo, le prime promettenti coalizioni, sono state sciolte facilmente, dato che erano solo indizi, ed anticipazioni, di ciò che stava per giungere; ma nulla viene mai escluso impunemente, e, reprimere una forza, o un simbolo, significa solo far affondare, nella terra accogliente, come in un alveo fecondo, semenze che poi radicheranno floride, per riapparire; dando alla luce le gemme di verità degli eventi futuri.

In ogni tempo, la Storia di un determinato conflitto fra popoli ed ideologie, scritta dopo la sua risoluzione armata, per lo più proprio da quegli uomini, che, vittoriosi, hanno ottenuto sulla scrittura di quella vicenda, il completo controllo, è caratterizzata dalla affermazione di “verità assiomatiche” ovviamente assai discordi, e spesso addirittura antitetiche alla “realtà dei fatti”; assai più interessante, sussurrata dai vinti. Difatti, la Storia scritta e raccontata dai vincitori, testimonia sempre, ed esclusivamente, soltanto di ciò che un Potere dominante, in un dato istante spazio temporale, vuole resti scritto di sé, nel presente: a futura e perenne memoria.

Sfugge allo sciocco, condizionato a misurare gli uomini, i popoli, e gli eventi, dalla quantità e dalla qualità delle parole, spese pubblicamente sul loro conto, che la fama o l’ignominia di ieri, o di oggi, non riguarda affatto il domani, e che il Potere costituito registra, e fa scrivere, esclusivamente la propria versione addomesticata della storia; ed insegna, quella passata, o altrui, solo secondo i propri criteri, e nei limiti del proprio esclusivo profitto.

Per mere ragioni di opportunità, e di propaganda, quel Potere cancella, come non esistito, innominabile, negativo, o criminale, tutto ciò che non torni utile ai suoi propri progetti: di controllo e di dominio globale sugli uomini. La Storia ufficiale, e accademica, non ha altro scopo, che di saturare e ossessionare, con la propria costante presenza, le menti drogate dei sudditi; per non lasciare loro l'alternativa di altri spazi mentali, di altre, diverse, e ben più plausibili storie.

Nella sua concezione più vera, la Storia, non può essere che una precisa ed accurata re-visione dei fatti, o resterà, semplicemente, il racconto settario, frammentario, e spesso adulterato, di determinati eventi. Sarà, allora, un congegno di proiezione propagandistica, reso, con la ripetizione e la diffusione mediatica, Dottrina intangibile e dogmatica. Sarà un’ortodossia fra le altre, priva, come le altre, d’ogni reale valore conoscitivo.

Rivedere e revisionare, non sono, epiteti sconvenienti, o ingiuriosi, come credono alcuni censori accreditati, ma prassi necessarie: all’esistenza di ciò che ancora si può definire come Storia. Certo, il Revisore avveduto, non può che attendersi l’ostilità, l’odio, e le campagne denigratorie, lanciategli contro dagli “Storici accademici”: solerti custodi dottrinari, ed ottuse vestali dell’Ortodossia storica, che temono, in ogni verifica critica dell’esattezza delle loro storie, il verificarsi, assai prevedibile, del crollo dei loro castelli di sabbia concettuali.

Nella misura in cui il lavoro di “revisione storica”, porta a relativizzare, o a smentire decisamente, i pretesi sentimenti solidali, umanitari, o libertari dei “vincitori”, e a riconsiderare alcune delle atrocità, attribuite ai “vinti”, scoprendo, nella versione storica ed ufficiale, delle lacune inspiegabili, delle falsità evidenti, delle contraffazioni documentali, delle testimonianze fittizie, e una distorsione uniforme e sistematica dei fatti; in assenza assoluta di prove reali, o non palesemente artefatte, a carico degli accusati, c’è da aspettarsi di essere accusati delle più fosche intenzioni; e dei più delittuosi disegni. È con la Storia Ufficiale della Prima Guerra Mondiale, che nasce il “Revisionismo Storico Europeo”.

La Colpevolezza, la Responsabilità unilaterale della Germania nello Scoppio della Prima Guerra Mondiale, e le atrocità specifiche, commesse dalle armate tedesche, non erano solo la convinzione generale delle opinioni pubbliche degli Stati Vincitori, indottrinate dalla propaganda bellica, ma sono state anche inscritte nel diktat di Versailles: lo sconcio “Trattato di Pace” che i vinti sono stati costretti a firmare, e costituiscono, ancor oggi, la base ideologica del Nuovo Ordine Europeo.

La revisione storica, di tali assunti, si scontra oggi, come allora, con potenti interessi politici ed economici, dato che nessuno degli Alleati vincitori, porrà mai in dubbio, né permetterà che si dubiti, del suo diritto al bottino territoriale e monetario acquisito; con la spoliazione e la devastazione etnica, degli Imperi Centrali, e principalmente della Germania.

Dopo la Prima guerra Mondiale, alcune circostanze sono state, tuttavia favorevoli, ad una precisa revisione storica dei fatti; perché, a dispetto degli sforzi propagandistici degli Stati Vincitori, non è loro riuscito di imporre l’ideologia della Guerra, come di una Crociata attuata dal Bene, ovviamente vittorioso, contro il Male, naturalmente sconfitto.

I Bolscevichi, appena saliti al potere in Russia, hanno pubblicato tutti i documenti segreti degli Archivi zaristi, che indicavano i veri responsabili della Guerra; e il Governo Social Democratico Tedesco ha fatto altrettanto, con gli archivi del Ministero degli Affari Esteri del Reich, nella Wilhelm Strasse. I Documenti, immediatamente accessibili, hanno imposto, allora, una netta revisione dei Miti di Guerra alleati, dato che se ne ricavava una visione completamente diversa da quella ufficiale, e diventava evidente la volontà bellica, in funzione Pan- slava ed antigermanica di Russia, Francia, Inghilterra, e poi Stati Uniti. I documenti, indicavano che l’unico scopo reale di queste Potenze, era la distruzione della Germania, e la rapina territoriale ed economica negli Imperi centrali.

Al contrario, nella Seconda Guerra Mondiale, la capitolazione senza condizioni, imposta alla Germania Nazionalsocialista, ha consegnato, alla discrezione e alla sete di vendetta dei Vincitori Alleati, e dei loro mentori ebrei, tutti gli Archivi del Reich hitleriano, la cui accessibilità è stata, ovviamente, accuratamente ridotta e filtrata; sottoposta ad un preventivo vaglio discrezionale, e, soprattutto, adoperata in modo unilaterale e tendenzioso, per sancire la colpevolezza dei Vinti, in processi farsa, il cui prototipo assillante è stato il Processo di Norimberga: per ammissione degli stessi Americani, una ovvia continuazione dello sforzo bellico degli Alleati, che ben poco aveva a che fare con la giustizia o con la realtà dei fatti.

Perciò, anche dopo la fine del conflitto armato, è continuato lo sforzo propagandistico americano, che si è consolidato attorno al nucleo di una rappresentazione giudaico- manichea della realtà e dei fatti. In questa versione, che è stata proclamata verità indiscutibile, la Guerra è stata, per prima cosa, una Crociata del Bene, contro il Male, degli Ebrei contro Hitler e i Tedeschi assassini; dell’umanità eletta, contro i mostri bestiali.

Secondo questo esemplare e composito Midrash, Anglo- Giudeo-Americano, bisogna sempre rappresentare il Nazional socialismo hitleriano come un’incarnazione del Male assoluto; i Tedeschi come Coorte di Lucifero, ed Adolf Hitler, il loro Führer, come Satana in persona: l’Imperatore dei Demoni. Si assiste così, alla stesura ed alla diffusione, letteraria ed immaginale hollywoodiana, di una Demonologia diffamatoria, in cui i Governanti e le Elites intellettuali di quello Stato sovrano, ma vinto, che è la Germania hitleriana, vengono colpevolizzati, criminalizzati, e demonizzati, proprio in grazia della loro sconfitta.

Al centro della scena, fulcro della rappresentazione tribale della vendetta o Purim dei vincitori sui vinti, sta il simulacro del “Delitto Inaudito”: lo “Sterminio di Sei milioni d’Ebrei”: Olocausto accreditato legalmente ai tedeschi su parola e testimonianza degli stessi Ebrei che l’hanno patito, e che, non si comprende bene come, sono miracolosamente sopravissuti. Questa operazione spettacolare, di scempio dell’intelletto razionale e del Diritto Internazionale, attuata della propaganda bellica alleata, è diventata da allora in poi, l’acritica ed atroce “Storia ufficiale del Terzo Reich hitleriano”, imperniata sul simbolo assiale del Male Assoluto: la Shoah ebraica!

Alcuni Storici come Paul Rassinier, Harry Elmer Barnes, Aldo Dami, Serge Thion, Wilhelm Stäglich, Carlo Mattogno, o Robert Faurisson, a partire dagli anni sessanta e settanta, metteranno in serio dubbio, con un puntiglio quasi asfissiante, i Miti di guerra dei vincitori, e quelli di Fondazione della Nuova Religione Olocaustica, che riempiono ormai le migliaia di volumi della storiografia dominante, ottenendo che attorno alle loro opinioni, ed ai loro scritti, pure tecnicamente probanti e storicamente ineccepibili, si organizzi, dapprima la congiura di un silenzio astioso e pressoché totale, e poi la persecuzione legale organizzata.

Questo Odio, rivela e sostiene, puntellandola con la violenza delle proprie assurde reazioni legali o criminali, una grettezza partigiana, carente di civili argomentazioni e di convincenti prove, a sostegno delle proprie tesi.

Ad un qualsiasi osservatore non prevenuto, risulta evidente che il Timore “ebraico” di un confronto pubblico, basato sulla scabra verità dei fatti, si è manifestato, sempre di più, come un completo disprezzo per la libertà di ricerca, di pensiero, e d’opinione, mutandosi in accuse ingiuriose ed in azioni legali quantomeno proditorie.

Scrive, ad esempio Aldo Dami:

“ …Assai fortunatamente la Cifra stabilita per le vittime ebree, già tecnicamente impossibile, è stata scientemente e considerevolmente esagerata; in ogni caso almeno raddoppiata.

Dal 1944, la Germania allo stremo, era essa stessa affamata, ed un numero almeno uguale di tedeschi è scomparsi all’Est, nel 1945, mentre il doppio è stato deportato dalle Province annesse…. Gli Ebrei, che sono ben lungi, dall’essere stati le sole vittime del regime, erano al massimo, nel mondo, 14 milioni nel 1939. Se, circa la metà di essi fosse scomparsa, come dicono, essi non sarebbero affatto, anche tenendo conto di un aumento naturale, i 13 milioni attuali.”

Nonostante questa Lieta Novella, ed anche dopo le tesi dettagliate e solide di Paul Rassinier, resistente deportato egli stesso ad Auschwitz, che smontando il castello dei miti olocaustici ha rivelato le realtà e le miserie interne dei Campi di Concentramento, gestite e spesso prodotte dagli stessi detenuti, ed ha dimostrato la assai dubbia esistenza delle camere a gas, come strumento di sterminio di massa degli ebrei.

Invece di gioire alla scoperta che il numero delle vittime era stato sovrastimato, ovviamente per errore, e che gli unici esseri viventi gasati nei campi erano le pulci e i pidocchi, degli ebrei e degli altri detenuti, ma non gli ebrei medesimi, si è dato il via, a livello internazionale, ad un’infinita serie di processi e di persecuzioni legali, promosse contro gli Storici e gli Autori Revisionisti, ribattezzati “Negazionisti” da agguerriti e ben finanziati Gruppi di Pressione Ebraica.

Questi ultimi, forti dei loro evidenti appoggi politici ed istituzionali, sono riusciti a far promulgare in molti paesi europei, ed extraeuropei, e mirano ad estendere al mondo intero, delle leggi anticostituzionali, restrittive e machiavelliche, che catalogando ogni opinione critica sugli ebrei o sul loro progetto d’annullamento globale delle altre razze, - tramite l’immissione invasiva di popolazioni estranee in contesti Europei od Occidentali- come “ odio razziale” ed “antisemitismo”.

Si sono così introdotti a forza, nelle legislazioni mondiali“democratiche”, i nuovi Reati: di “Negazione dell’Olocausto” e di “ Negazione dei crimini di guerra nazisti”, e si è stabilito un curioso parallelismo: fra la confutazione accademica di una tesi storica, reputata falsa od inesatta, e un delitto penale meritevole della galera.

Questi decreti neo-medioevali, che sono soprusi legali impropriamente e vergognosamente accolti come Leggi, vietano di fatto ogni discussione ed ogni seria ricerca storica, sull’argomento della Shoah ebraica e dei suoi molteplici annessi occultati, e, come avveniva per i Processi alle Streghe, ai Pagani, e agli Eretici, ed agli stessi Ebrei, condotti dall’Inquisizione Giudeo Cattolica, impediscono persino che vi sia, per questi accusati, una adeguata difesa legale.

Difatti, in questi procedimenti kafkiani, in cui l’Accusa non prevede prove né contraddittorio, chiedere la verifica dell’esistenza, mai veramente accertata, del macroscopico misfatto della Shoah, con i suoi “legalmente inconfutabili ma storicamente assai controversi 6 milioni di vittime”, costituisce di per sé, anche nel quadro della ovvia difesa degli imputati di tale crimine, - di cui in ogni altro caso giudiziario andrebbe per prima cosa provata l’esistenza- una reiterazione colpevole e perseguibile di quello stesso delitto di cui, chiedendone le prove, si rende responsabile ogni incauto avvocato Difensore!

Questo modo d’agire legalmente contorto, subdolo, ed assai poco obbiettivo, non deve affatto meravigliare: è difatti tipico delle società “democratiche”, ebraicizzate e totalitarie, quale risulta essere indubitabilmente e nei fatti, l’attuale Impero Sionista Americano, che tiene l’Europa per le palle, e che mira, con una serie di guerre tattiche, l’ultima delle quali, in preparazione è quella contro l’Iran, alla propria egemonia mondiale e ad imporre una versione unilaterale ed immutabile del proprio, e dell’altrui passato.

Evocare una realtà storica, significa richiamarsi alla realtà dei fatti, alle prove certe, e non alla mitologia generalizzata, od alle chiacchiere testimoniali inverificabili, prodotte industrialmente dallo “Shoah Business” hollywoodiano, e registrate fedelmente dai cointeressati gazzettieri ebrei e filo-ebrei dalla carta stampata, o dagli Storici del loro Victim Sistem; nelle loro ossessive e noiose apologie dello sponsor, implicito, di tutte le loro insulse ma utilissime “storie”.

Mauro Likar