lunedì 15 marzo 2010

STEFAN GEORG


STEFAN GEORGE
PROFETA DEL BELLO

La natura omosessuale dell’opera di Stefan George è difficile da cogliere: invisibile in superficie, essa è onnipresdente in profondità. Nelle raccolte poetiche di George, proprio questa invisibilità superficiale, è la chiave del grande prestigio di cui l’autore ha goduto al suo tempo; soprattutto in seno ai movimenti giovanili tedeschi. George, considerato un successore di Hölderlin, conta una folla di ammiratori, dato che l’”omoerotismo sublimato del poeta” si rivolge direttamente allo stato d’animo che regna allora nelle numerose “Bündes” giovanili.

Questo stesso omoerotismo, viene analizzato ed esibito, senza troppe reticenze, da Hans Blüher, all’interno di parecchie delle prime organizzazioni dei Vandervogel. Ecco ciò che George annuncia al ùoviùento della Gioventù Tedesca, ed a ciascuno delle sue cerchie in particolare:

È fra i bianchi muri e sul bordo delle paludi
che questo canto s’eleva,
poco dopo l’apparire della primavera.
Il sogno d’un anno ha per culla il blu e l’oro.
Esso è dolce per i figli del nostro popolo.

Egli vuole condurre i figli del popolo, blu e oro, verso un Reich nuovo, posto sotto la stella del Bünd, verso il Fanciullo-Dio, Maximin, che egli ha creato. Certi versi di George, diversamente interpretabili, sono al limite dell’esplicito, per chi vuol vedere. Per esempio, nelle Poesie dedicate a Gundolf:

“Quando attorno a te volano i miei desideri il mio soffio dolente
ti bagna”. “Ciò che per te si espande, non puoi tu assorbirlo in te? «Anima cieca- t’ho detto- io sono tutto fiamma: il mio intero
dolore non è che un bruciante desiderio”.
“ Così da molto tempo tu vieni scelto
nell’abbraccio dei miei doni, ed io fioisco nella completezza [...]
Di tutti i baci che segretamente ti fioriscono. « Blotti mio desiderio / Tu mi diletti col tuo succo / La semenza mi feconda» ("Comunione")
«Allora la mano tocca più d'un rigetto purpureo e gonfio, Allora la gioia si rinfresca nella nevosa fioritura» ("PreghieraIII" in "Maximin")

Le risonanze profonde che tali parole risvegliano, sono confermate dal libro; “Das Reich neuer Jugend”(Zürich 1928) dello scrittore svizzero Ernst Merz, ispirato da George ed Hölderlin:

“ Il Dio sole risplendente è scomparso, è vero, dietro le montagne oscure, è partito per illuminare popoli stranieri,
che continuano ad onorarlo.
Ma tornerà, risusciterà in una nuova gloria.
Armodio e Aristigitone sono la coppia d’amici,
che si sono trovati per la liberazione del paese”.

Viene, nei movimenti giovanili, il tempo del “Cavaliere Bianco”, luminosa figura ancora leggermente cristianeggiante, ma già sempre più pagana, che è succeduta al “Fiore blu”, simbolo di evasione tratto da Novalis. Questo fiore azzurro era lo scopo non esplicito dei diffusi desideri dei primi Wandervogel. Il Cavaliere Bianco è, negli anni ’20, un a costante iconografica propria alla Gioventù bündisch.

Si tratta d’un efebo messianico, che viaggia a piedi, ma mostra la via verso delle società utopiche. Il gioco politico, nella Germania d’allora, favorisce queste aspirazioni all’ideale: la Repubblica di Weimar, debole, parlamentare, affarista, è del tutto incapace di suscitare l’entusiasmo, o lo spirito. Di queste tendenze bündisch, e dal messaggio di George, si dirà poi che esse sono state una preparazione degli spiriti al Nazionalsocialismo.

È vero che Maximin, il Fanciullo-Dio non è destinato a tutti, così come le migliori "bünde"dei movimenti giovanili non accettano nel proprio seno il prmo venuto. l’adorazione d’un Dio come Maximin, la ricerca d’una società come il Nuovo Reich, proiettano delle aspirazioni diffuse quanto il fiore azzurro della Cicoria o del fiordaliso. Molti identificheranno il nuovo Reich di George con quello di Adolf Hitler, e gli efebi della “Legione Imperiale” con la Hitlerjugend.

Ogni Fanciullo tedesco è ormai pronto a dire le parole dello sfortunato e sensibile Klaus Mann:

Una voce estranea ed imperiosa mi desta dal sonno profondo.
Da dove giunge il richiamo?
Benvenuto mio Führer! Eccomi pronto a seguirti,
Né mi importa chi tu sia.
Col tuo aiuto troverò, infine, Me stesso.

Wilkommen mein Führer! non mi importa chi tu sia, dice il giovane Klaus. Certo non fa altrettanto il padre, Thomas Mann, ebreo tormentato da ben altre voci insistenti di ragazzo. Forse potrebbe essere Stefan George, Nietzsche, Hölderlin, o Hitler stesso, se il suo essere il figlio di quello scrittore ebreo famoso, non lo escludesse automaticamente, come Kaspar Hauser, dalle file dei possibili eletti, facendogli cercare, nella solidarietà maschile e nel rapporto omosessuale, la realizzazione della propria reale identità: sfregiata dalla sua appartenenza reale alla Razza maledetta di suo Padre.

Come la Primavera, il Genio emigra di terra in terra.
E noi?
C'è giovane, fra noi, che non celi nel cuore un presagio,
o un enigma?

Bisogna accettare il rischio di Ganymede e, restando Luce a sé stessi, mettere in discussione gli Idoli eretti dalle altrui Paure o Scopi. Bisogna difendere la propria essenza, e sfatare ogni Mito contrario ad essa. Un Unico punto di vista, deve restare per noi essenziale: il Nostro. L'Ombra è solo Luce negata, amore represso, fatto a pezzi, dilaniato e nascosto. L'Orrore sociale, che nega all'Ombra ed il suo diritto all'esistenza, nasconde il profondo desiderio individuale, che di quell'orrore è la causa. Per il maschio adulto, il desiderio proibito, reso ormai sacrilego, è la comunione erotica con il il ragazzo che è l'altro sé stesso.

Per il fanciullo, il desiderio verticale è quello di essere rapito, di uscire dall'asfissia delle passioni viscerali e materne, per essere accolto ed amato, finalmente, in un grembo paterno; in un'alleanza dei sensi che è, fondamentalmente, una reale apertura del cuore: un divenire più che umani, nell'Amore, e non nella competizione o nel conflitto.

Ciò che il rapporto intervirile offre d’inestimabile al Fanciullo e all’Uomo, è un autentico incontro con l'Archetipo del Senex e del Puer; in una dimensione più elevante, ampia ed aerea di quella falsa, e stereotipata, della “ famiglia”, essenzialmente Materna e socialmente finalizzata. Nel rapporto erotico, Puer e Senex condividono qualcosa che entrambe possiedono in proprio: la virilità individuale, liberata da ogni opportunismo, e da ogni scopo collettivo, religioso, o sociale; da ogni riferimento obbligatorio al volto o al corpo di una donna.

Se è fortunato od ardito, il fanciullo cesserà di essere ciò che gli altri vogliono che sia, trovando per propria volontà, il contatto con l'altro, uguale a sé, ma, per esperienza, più certo e più potente. In quel contatto con quel sesso d'uomo, che è anche il suo, questo nuovo Ganymede volerà alto; oltre le ambiguità, e sentirà i suoi occhi farsi simili a quelli dell'Aquila: pieni di una luce infuocata. Allora la sua voce diverrà chiara; non più un urlo liberatorio e furente, ma il canto di una esistenza che sa d’essere destinata a durare eternamente, oltre ogni possibile limite, e oltre la Fine ed il Finire dei Sogni.

“ Esistono sogni che rivivificano e sogni che annientano, e distruttori di sogni che incombono sulla nostra morale. Si conosce il sogno dell'Elfo Oscuro, Alberico, che ha maledetto l'amore, per avere il dominio del mondo. Intorno al monte Sion, questo sogno è stato custodito per secoli: il sogno dell'Oro, della forza, della menzogna e dell'odio, Questo sogno ha spinto l' ebreo in tutto il mondo. Il suo sogno di tremila anni, vissuto per la prima volta oggi, dopo tante sconfitte, è diventato realtà: Oro, e dominio della Terra. Rinunciando all'amore, alla bellezza, all'onore, l'ebreo è oggi più forte di noi; perché noi abbiamo cessato di realizzare il Nostro Sogno, tentando di vivere, goffamente, il sogno dell'ebreo. E questo è ciò che ha provocato anche la disfatta tedesca."

M.L

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